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5 dritte per ottenere il massimo dal tuo traduttore
“Quando lavoro con un traduttore, cosa posso fare per agevolare il processo di traduzione e garantire il risultato migliore?”
Qui sotto troverai le tue risposte. 5 dritte per ottenere il massimo dal tuo traduttore. (Ed anche per diventare il suo cliente preferito!)
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Dagli tempo
Certo, Google Translate può “tradurre” migliaia di parole in un battibaleno, ma per una traduzione fatta bene ci vuole tempo.
Tempo per studiare il testo, fare le ricerche necessarie, fare la prima bozza, la seconda, anche la terza, per aggiustare, sistemare, revisionare…
Poi c’è il tempo per la parte più importante di tutte. Non Fare Niente.
Quando si traduce è fondamentale anche staccarsi dal testo, fare altro e distrarsi. Questo ti permette di leggere il testo con occhi freschi ed eliminare errori che prima erano sfuggiti agli occhi. Per portare la traduzione ad un livello superiore.
Sì, so che stai pensando. La vita è frenetica. A volte siamo costretti a fare la cose un po’ di fretta.
Cosa puoi fare? Cerca comunque di dare più anticipo al tuo traduttore (ecco quando è un grande vantaggio avere un contatto di fiducia che conosce già la tua attività). Se servirà una traduzione la prossima settimana, non aspettare a contattare il traduttore, anche se il testo da tradurre non è ancora pronto, scrivigli oggi, blocca la sua disponibilità. Oppure (#bonustip), perchè non chiedere al tuo traduttore di scrivere direttamente il testo in inglese? (per un comunicato stampa ad esempio potrebbe essere una soluzione perfetta).
Dando più anticipo possibile, paghi meno per una qualità più elevata. #nobrainer
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Dagli il testo in un formato adeguato
PDF? Excel? Google docs? Word doc?
Quando traduco i testi per un sito web o per una bellissima brochure in format pdf, è molto utile vedere i testi in situ per avere un’idea del rapporto tra testo e grafica.
Ma per fare la traduzione, per me non c’è niente di meglio di un documento Word. Penso sia così per la maggior parte dei miei colleghi traduttori (che ne dite?), ma nel dubbio, basta chiedere.
Se eviti al tuo traduttore il lavoro di estrarre testi da un pdf, può dedicare più tempo alla traduzione (e puoi evitare il costo aggiuntivo di questo aspetto).
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Contestualizza, informa, e contestualizza ancora
In ogni traduttore si nasconde uno Sherlock Holmes.
Quando mi arriva un testo da tradurre per un’azienda, mi metto il monocolo, - immagina un po’ la versione femminile di Poirot, circondata da vocabolari. Ed investigo. La storia, la filosofia, la concorrenza, aziende analoghe inglesi… E’ fondamentale avere un quadro complessivo dell’attività del azienda prima di tradurre i suoi testi.
Tu puoi agevolare questo processo.
Spiega e comunica il cosa, come perché del testo da tradurre, chi lo dovrà leggere, cosa vuoi ottenere, se ci sono altri testi aziendali con un po’ di background, manda tutto!
Come si traduce la frase “x”, la parola “y”? Noi traduttori diciamo sempre: “Dipende.” Dipende dal contesto.
Aiuta il tuo traduttore fornendo tutte le informazioni possibili!
Non ho mai sentito un traduttore lamentarsi perché ha ricevuto troppe informazioni da un cliente.
Bonus tip – sii disponibile per rispondere alle domande del tuo traduttore. Può capitare che si trovino ambiguità nei testi che si possono risolvere in un’attimo con una domanda al cliente.
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Trova un esperto
Come ho detto ieri, noi traduttori siamo tutti un po’ Sherlock Holmes. Fa parte del mestiere. In genere ci esaltiamo ad imparare cose nuove ed indagare per trovare soluzioni per le traduzioni.
Ma, detto questo, ogni traduttore ha le sue aree di specializzazione, che possono essere tipologie di testo e/o materie (io ad esempio non tocco mai i testi legali, ma dammi testi di marketing o testi sui vini, la montagna, cibo, turismo e divento felice come una mucca su un prato alpino in fiore).
Ci sono due motivi per lavorare con uno specialista:
TEMPO. Ti faccio un’esempio: “‘Già durante l’apertura di questa lunghezza mi sono chiesto ripetutamente se sarebbe stato possibile salirla in libera… Quando sono riuscito a fare sosta alla fine di un passaggio estremamente delicato, mi sono reso conto che avevamo realizzato qualcosa di straordinario.’(testo preso da un’articolo che parla di una nuova via d’arrampicata)
Qualsiasi traduttore qualificato sarebbe in grado di trovare una soluzione per tradurre questa frase. Ma tanti farebbero tanta fatica. Cosa si intende per ‘lunghezza’? Come si dice ‘fare sosta’? Come si traduce ‘salirla in libera’?
Una traduttrice specializzata, con conoscenze specifiche di questo settore saprà subito rispondere a queste domande, e se serve conferma, saprà subito dove trovarla. Impegnando meno tempo a cercare questi dettagli si può dedicare più energia allo stile e l’eleganza del testo tradotto.
PASSIONE. La passione non solo è la chiave per amare quello che fai. Se il tuo traduttore ha una grande passione per il tema che traduce, vedrai che ci metterà il triplo del impegno e tu avrai un testo tradotto con amore e tanta cura.
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Dagli un po’ di libertà
Facciamo un esempio.
Devi tradurre un comunicato stampa in inglese. Cosa ti serve?
- Una traduzione precisa del testo, oppure
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UNA VERSIONE DEL COMUNICATO STAMPA IN LINGUA INGLESE CHE FUNZIONI COME SE FOSSE SCRITTO DIRETTAMENTE IN INGLESE
La seconda? Giusto 😉
E per avere questo, il tuo traduttore ha bisogno della giusta libertà. Non per inventarsi dettagli da aggiungere, ma per cambiare la struttura, per presentare l’informazione in un linguaggio adeguato.
Come fare?
Il mio consiglio a riguardo è: chiedere.
“Caro traduttore. Mi serve questo testo in inglese (spiegando anche per cosa serve). Qual’è l’approccio che proponi per la traduzione in inglese?”
Se hai trovato un traduttore esperto (vedi n. 4), ti farà delle domande e ti dirà se serve una traduzione classica, oppure se c’è da fare delle modifiche per rendere il testo funzionante in inglese.
I migliori glossari dei termini di arrampicata e alpinismo
Ho fatto un po’ di raccolta dei siti web con glossari e vocabolari della terminologia che si usa quando si parla dell’alpinismo o dell’arrampicata. Ci sono tante altre, ma qui sotto troverai alcuni che ritengo utili…..
Come trovare il traduttore che fa per te
Che bello! Hai deciso che vuoi (dovresti) tradurre i tuoi testi (sito web, brochure, blog, ecc.) in inglese.
E adesso? Dove cominciare?
Poniamo il caso che sai già che non ti conviene chiedere a tuo cugino che ha fatto una vacanza studio a Londra. Ti serve quindi un professionista per curare la tua vetrina internazionale. Anche se tu sai più o meno bene l’inglese, sembra un po’ un salto nel buio affidare la tua traduzione a qualcuno. Farà un buon lavoro? Come farai a valutare la qualità della traduzione?
In questo post troverai 6 indicazioni per aiutarti a trovare la soluzione migliore per te. Più un consiglio speciale alla fine.
- Agenzia, traduttore freelance, o una via di mezzo?
Si trovano delle agenzie buone, e meno buone, così come ci sono dei traduttori freelance di tutti i tipi. In generale le agenzie offrono una gamma più ampia di servizi e tendono a competere di più sul prezzo (ma non è sempre così). I traduttori freelance tendono ad offrire un servizio più personalizzato e più specializzato (in linea di massima). Poi, ci sono anche dei traduttori che lavorano in un settore specializzato ed offrono un servizio da agenzia boutique. Lavorano con una piccola squadra di colleghi per offrire un servizio più o meno da agenzia, ma spesso solo in un settore specifico.
Quindi, come scegliere?
Sono tentata di dire che lavorando direttamente con le realtà più piccole puoi trovare servizi migliori e un’esperienza più piacevole. Ma come sempre possono esserci delle eccezioni.
La questione della qualità nel lavoro di traduzione va ben oltre l’organizzazione dell’azienda o la sua grandezza.
“Io stessa ho lavorato, e continuo a lavorare, con delle agenzie che lavorano con processi molto precisi e offrono alta qualità. Ma ho avuto anche esperienze con agenzie che fanno tutt’altro.”
Le agenzie di solito sono più preparate per trattare testi in più lingue e quantità elevate di testi da tradurre, e magari anche con tempistiche ridotte. Mentre con un traduttore freelance hai il piacere di comunicare direttamente con la persona che curerà i tuoi testi.
Nulla ti vieta di chiedere preventivi da varie realtà per vedere cosa ti possono offrire. Perchè con qualsiasi soluzione, ci sono diverse cose da considerare.
2. Non chiedere solo il prezzo
Certo, è molto importante chiedere quanto costa, ma più che il prezzo dovresti chiedere cosa comprende il prezzo. Per testi come un sito web, personalmente consiglio sempre la traduzione revisionata. La revisione eseguita da un altro professionista ti dà un livello di controllo di qualità in più. Quindi, chiedi se è compreso e, se non lo fosse, chiedi perché!
3. Chiedere come sarà il processo
Hai investito tanto tempo, impegno, e forse anche parecchi soldi nel creare contenuti fantastici in lingua italiana. Non hai il diritto di sapere come saranno tradotti? Sì, certo, ci sono tanti testi che hanno bisogno di una traduzione abbastanza classica, ma a volte serve anche un pizzico di creatività per adattare i tuoi testi per un pubblico anglofono. Magari non è una cosa che ti sarebbe venuto in mente di chiedere, ma ti dà l’opportunità di capire come lavora il tuo potenziale traduttore.
Chiedi la disponibilità di una chiamata skype per parlare del tuo progetto. Fai due chiacchiere con il traduttore per capire meglio come lavora e se è la persona adeguata per le tue esigenze.
4. Trovare lo specialista che fa per te
Non esistono testi generici. Ogni testo ha il suo messaggio, il suo scopo, la sua “raison d’etre”. Comunque sia il tuo testo, sarebbe sempre meglio affidare la traduzione ad una persona specializzata. Per questo bisogna pensare non solo al tema dei tuoi testi, ma anche allo scopo.
Mi spiego: per i testi del sito web di un fotografo, ad esempio, non serve per forza qualcuno esperto della fotografia (mentre per un manuale per una macchinetta fotografica sarebbe una buona idea). In questo caso sarebbe più opportuno trovare una persona con esperienza con i testi promozionali e la traduzione dei siti web.
In ogni caso, il tuo traduttore dovrebbe fare tutte le ricerche necessarie per garantire la terminologia precisa nel tuo testo.
5. Associazioni professionali
Ci sono delle associazioni professionali per i traduttori e le agenzie, come la ITI (Institute of Translation and Interpreting), AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti) e CIOL (Chartered Institute of Linguists). Essere membro di uno di queste associazioni non è solo una dimostrazione della propria professionalità, ma anche della propria capacità come traduttore. Ad esempio, per diventare membro qualificato (MITI) di ITI, bisogna dimostrare la tua capacità come traduttore, spesso attraverso un esame.
6. Chiedere ad una persona fidata
Se conosci già qualcuno che lavora come traduttore, anche se lavora in un altro settore o con lingue diverse a quelle che ti servono…chiedere non nuoce. La gran parte dei traduttori freelance ha una rete di contatti di persone in gamba e magari conosce qualcuno che ti potrà aiutare. Personalmente sono sempre felicissima di consigliare altri colleghi traduttori per i lavori che non riguardano le mie specializzazioni, ed io stessa ho trovato dei clienti fantastici tramite i miei colleghi.
Bonus tip - Lo sapevi che anche tu puoi aiutare a garantire un ottimo risultato?
Per aiutare il più possibile, puoi fornire più informazioni che puoi al tuo traduttore, ad esempio, come, dove, quando verranno usati i testi, con o senza immagini. In più se hai dei glossari di termini o linee guida per lo stile da usare nella traduzione, comunicale al traduttore.
E, infine, non aspettare l’ultimo minuto per richiedere la tua traduzione. Le cose buone richiedono tempo. Non è solo una questione delle ore che ci vogliono per fare la traduzione. Ci vuole anche del tempo per fare delle ricerche necessarie.
E’ una scelta fantastica quella di comunicare a potenziali clienti nelle loro lingua. In bocca al lupo con il tuo progetto di traduzione!

Why do WSET Level 2?
Wondering whether the WSET level 2 qualification is for you? As a recent graduate from the WSET online course, here’s my take on what I think you might get out of the course.
I signed up for an online course for WSET level 2 as part of my CPD. As a specialised translator and copywriter, it’s all very well saying I know my stuff about wine, especially Italian wine but, I thought, why not back this up with an internationally-recognised qualification?
There are loads of reasons why you might be thinking of getting a WSET qualification. If you work in the hospitality industry, especially doing wine and drinks-related stuff, it’s a great qualification to have. Also if you work in wine sales or marketing, it’s a good way to boost your career prospects. But you don’t have to have professional reasons for doing the course. Maybe you just love learning as much as you can about something you enjoy.
WSET Level 1 or 2?
You don’t need to have done level 1 before doing level 2 – it’s pretty much up to you, depending on how much you know about wine already. Level 1 gives you the basics, but if you already have a keen interest in wine, it’s quite likely you can go straight to level 2. Check out the WSET website for details of each course if you’re not sure.
Where can I do it?
Well, pretty much anywhere. There are loads of “Approved Programme Providers” all over the world, offering varying courses to prepare you for the final exam. There are daytime or evening courses, a lot of them with guided wine tastings, some more intense than others. I opted for the WSET online course because it was the best solution to fit around family commitments. You have tasks for each week but you are free to access the materials whenever you like. I went to London for the exam.
Online wine-tasting? How does that work? Wine-tasting is part of the course. You are given suggestions on types of wine to taste, like ‘a light-bodied red’ or a ‘new world oaked chardonnay’. This means you can do the tastings at your own pace but you don’t get real-time guidance on the wine tasting. Anyway, more on the tastings later.
What’s the exam like?
Sadly, or maybe wisely, there is no wine-tasting involved as part of the exam. But there’s nothing to stop you honing your tasting skills to celebrate afterwards!
It’s a 50 question multiple-choice exam which you have an hour to complete. In the course materials you should have some example questions so you know what kind of thing to expect. I’d say the questions range from very straight-forward to rather challenging. Everything you need to know is in the book.
What do you learn?
One of the key ideas is that, on completion of the course, you will be able to look at a range of wine labels and decipher them. So, for example, if you see a wine label that says ‘Pauillac AC’, your Bordeaux bells will start ringing. You will know that this is a wine from the Haut-Medoc area in Bordeaux, on the left bank of the Gironde. Why is this important? Because this tells us that the dominant grape variety is Cabernet Sauvignon and this tells us we should expect flavours of blackcurrant, black fruits and oak. You will also know that if you pair this with sweet food, the sweetness will decrease your perception of the body and fruitiness this wine has to offer.
The course covers the main grape varieties and wine-making regions for still wines as well as looking as sparkling and sweet wines. You learn about the factors which affect how wines taste, including how wine is made. There’s also a bit about liqueurs and spirits.
Will I become a wine pro overnight?
Well, not exactly. It’s up to you to put your knowledge into action, and the course is a great starting point for building on existing knowledge. It’s also a great way to start discovering new wines and regions.
You might already be a bit of a pro on wines from a certain region, like Bordeaux for example.. I started out with a fair bit of knowledge on Italian wines and regions (here are some wine projects I’ve worked on in the past) and will readily admit I was pretty ignorant about French wines. If you already have specific knowledge about a certain region or grape variety, you will be able to build on these foundations. You may well discover new wines which you never knew you would love. Or discover that a New Zealand Chardonnay floats your boat way more than any Chardonnays you’ve been drinking thus far.
Wine tasting
So, if you do the online course, you will be doing the wine tastings on your own. WSET provides very clear guidelines for tasting and describing wines. It’s quite a straightforward step by step process to follow. Feedback is provided, and this is more based on general characteristics of wines or on the validity of your notes. No one tells you that you “should” be tasting black fruit, liquorice and forest floor notes from a certain wine. Even though there are general descriptive terms used in the wine industry, it’s still quite personal how you categorise the flavours you pick up on.
If you are concluding that a wine is outstanding quality, you would expect your tasting note to have details of complex flavours. If you are tasting sweetness in your Pinot Noir, you are probably confusing sweetness for fruitiness in the wine. That’s the kind of feedback you get.
When you start taking this approach to wine tasting, you think, wow, I’ve never gone into this much detail tasting wine before. And as you get more practice you start to see how much more detail you could go into as you develop your skills in putting flavour sensations into words.
Tips for doing the online WSET course
Read up beforehand – For the online course, you get the book beforehand. This contains everything you need for the exam, and there is a LOT of information to take in. Make sure you read it at least once before you start the course.
Practise, practise and, yup, practise some more. – Look at as many labels as possible and see keep testing yourself. See how much you can tell your friends and family about the wine you are enjoying together.
Extra reading – The course materials are mostly organised by grape variety. I found it really useful to do some reading from another angle, like looking at each wine region and what they are known for. This is a great way to help you connect all the information.
Am I glad I did the WSET course?
On a personal note, totally.
Professionally, I hope the qualification will help me sell my skills and expertise for wine translations and copywriting. I already knew my stuff about Italian wine, but now I have a better idea of how this fits into the wider context of wine-making around the world.
Have you done any of the WSET course? What did you love about the experience? Do you have any tips to share?
Wine Review - Barbera d’Asti, Piedmont
Big bold Barolos. That’s what Piedmont is famous for. But for me, the little bro Barbera is where it’s at. I recently found a top-notch bargain Barbera in my local Morrisons and I wanted to share the joy with you.
A background to Barbera
Barbera (pronunciation: bar-bear-a) is most definitely the “people’s wine” in Piedmont as it offers everyday quaff for, well, everyday quaffing as well as superior wines for superior occasions. I called it the little bro to Barolo, but actually the only thing that links them is their misty-rolling-hills terroir as Barbera grapes are unrelated to the Nebbiolo variety used to make Barolo. It’s definitely not a wine we see often in the UK, maybe because this variety has not been exploited on an international level. In Piedmont however, it’s very much a household name, and you’ll never have to look far to find a delicious drop of this stuff.
Perusing my local Morrisons wine aisle a few weeks back I was pleasantly surprised to find a Barbera d’Asti on offer and decided to give it a try.
Morrisons Specially Selected Barbera d’Asti 2015
This Barbera comes from the Asti DOCG area where, according to the Oxford Companion to Wine, the best vineyard spots are used to grow Barbera grapes (whereas in Alba, Nebbiolo vines call shotgun on the best sites). The producer is Araldica, a pretty large-scale cooperative in the heart of this wine-making region. They say their mission is to produce accessible wines to be enjoyed every day, and I’d say they’ve pretty much hit the mark with this one.
Barbera grapes are naturally high in acidity, and is already being grown in warmer climates such as Australia, but perhaps hasn’t reached its full potential on an international level yet. Barbera often benefits from oak ageing to add structure and soften the acidity of this variety. The DOCG rules for Barbera are perhaps not the strictest, which is why a range of Barberas can be found, displaying very different levels of depth and complexity.
The verdict?
Well, this Morrisons Barbera D’Asti is a real treat and a top bargain. And by bargain I don’t just mean it’s a cheapo bottle, but incredibly good value for money.
Having lived in Piedmont for a few years, I’m a bit (ok, very) biased towards this region’s wine offerings. But if this humble little purchase from a UK supermarket could bring back warm and fuzzy alpine memories for me, there must be something right about it. I’m not the only one who has enjoyed it - in 2015 this wine won a Bronze Award in the International Wine Challenge for its 2012 vintage.
In a line: A deep ruby red colour, it offers rich notes of plum, cherry and blackberry with herbal and black olive undernotes and a hint of spicy meatiness.
Pairing?
Morrisons recommend this wine with classic pizza and pasta dishes, which is fine, but it feels like a bit of a cop out for a wine pairing. I think this wine can stand up well to more autumnal flavours, like a hearty porcini risotto or meaty stew. For a classic and authentic taste of this region try it with roasted chestnuts for a subtle, simple and divine combination. I hope you’ll agree that sometimes it’s worth looking past the big, bold and famous to see what’s lurking in the shadows. You might be pleasantly surprised.
Have you tried this wine? Did you enjoy it as much as I did? Let me know what you think.
Traduzioni Specializzate
Traduzioni Specializzate – Cosa vuol dire?
Le traduzioni per il mondo outdoor
Oggi voglio affrontare il tema delle specializzazioni nel mondo della traduzione.
Chi vuole lavorare come traduttore prima o poi deve pensare ad una o più specializzazioni tematiche, e non è sempre facile anche se si potrebbe pensare che un linguista è un esperto della lingua, quindi non basterebbe questo per tradurre qualsiasi cosa?
Dall’altra parte, chi cerca un traduttore dovrebbe pensare alle specializzazioni del traduttore che sceglie. Invece, il più delle volte si parte cercando un traduttore bravo. Punto e basta. Se un traduttore è bravo, è bravo a tradurre qualsiasi cosa, no? La risposta è: NO.
Vi faccio un esempio che riguarda il mondo dell’arrampicata:
Siamo ad una presentazione dove un arrampicatore inglese racconta le sue avventure sulla roccia. C’è un interprete molto bravo che traduce in italiano. Ascoltando l’interprete, sentiamo che questo arrampicatore ad un certo punto usa il suo amico e lo inserisce in una fessura nella roccia per tenere la corda. Più sù , prende un’altro amico, più grande questa volta, da infilare in una fessura più grande. Alla fine della scalata, la platea ha appreso che lo scalatore ha usato tre o quattro amici, di diversi colori, inserendoli nella roccia… quindi: sono molto gentili questi suoi amici?
La realtà è che non sono “amici” ma dei “friend”, attrezzi usati nell’arrampicata, chiamati ‘friend’ o ‘cam’ in inglese, e che in italiano vengono chiamati con il termine inglese ‘friend’ e quindi non andavano tradotti con la parola: “amico”.
Questo è solo un esempio dei tantissimi termini tecnici usati nell’arrampicata e ci riporta a ragionare sul mio primo punto: l’aspetto tecnico di una specializzazione.
Conoscenza dei termini tecnici – una specializzazione in qualsiasi settore della traduzione vuol dire una conoscenza dei termini tecnici usati in quell’ ambiente. Nell’arrampicata, ad esempio, ci sono tantissimi termini che un lettore può trovare in un testo, ad esempio: da abalakov a tiro, da cordata a spit. Se pur il traduttore non deve essere un vocabolario ambulante, è molto importante creare dei glossari rilevanti per il proprio settore di specializzazione, ed avere a portata di mano una serie di risorse per trovare dei termini che servono.
Oltretutto, con ricerche e letture, un traduttore può aggiornarsi ed imparare dei termini tecnici.
C’è poi un’altro aspetto che ritengo importante, sopratutto in questa mia specializazzione. L’esperienza diretta - Una conoscenza che ti permette di empatizzare con chi ha scritto il testo e chi lo va a leggere. Nello specifico, ad esempio, io trovo molto utile il fatto di avere scalato su diverse tipologie di roccia quando mi trovo a tradurre una descrizione di una scalata; le mie esperienze mi permettono di capire meglio il testo che ho di fronte e riesco a creare una traduzione più precisa.
Se mi trovo a tradurre una guida di un trekking, posso usufruire delle mie esperienze da camminatrice, mettendomi nei panni di chi deve seguire la guida e questo mi aiuta a trovare la soluzione migliore per tradurla.
C’è infine un’altro aspetto fondamentale per una specializzazione. E’ quello che fa sì che un traduttore rimanga informato nel settore, che vada oltre l’impegno essenziale per una traduzione. Questo aspetto è: la passione.
La passione e l’interesse per un tema è molto importante nella traduzione, ed è quello che mi ha portato a specializzarmi nel settore del mondo outdoor. Se sei interessato ad un tema, il lavoro non sarà più un’impegno ma un piacere! La passione si trasforma nella cura che il traduttore da ad un testo che va oltre l’essenziale o la sufficiente comprensione. Per me, la montagna, il camminare, la natura ed il mondo outdoor sono vere passioni ed è una grande fortuna poter condividere questa passione nel mio lavoro di traduttrice.
Eating Up Italy: uno spuntino di riflessione
Sto leggendo il libro di Matthew Fort, Eating Up Italy: Voyages on a Vespa che parla del suo viaggio dal sud al nord dell’Italia alla ricerca dei piatti, della cultura e della cucina italiana in tutte le sue sfumature; e lo porta a conoscere la gente di questo mondo.
Il libro mi sta piacendo molto per come scrive l’autore, ma quello di cui voglio parlare è:
- il modo in cui gli stranieri descrivono l’Italia
- quanto questo punto di vista sia importante nelle traduzioni.
Cominciamo col primo…vediamo come l’Italia è vista da fuori con l’aiuto di Matthew Fort.
A differenza di tanti che scrivono dell’Italia, Matthew Fort, infatti, non si propone come un grande esperto dell’Italia, ma piuttosto come una persona con una conoscenza limitata sia del paese che della lingua.
Sicuramente è appassionato e si intende di cucina, ma in generale è come tanti turisti o viaggiatori che visitano l’Italia: non ci vivono, non ci hanno vissuto e sono privi di qualsiasi contatto di parentela con italiani.
L’esperienza che fa l’autore nel suo viaggio è paragonabile a quella ricercata da chi fa il turista in Italia (anche se magari apprezzano di più essere chiamati viaggiatori piuttosto che turisti) cercando, seppur in breve tempo, di gustare il piacere della Dolce Vita.
Partendo da questi presupposti, ho individuato alcune carateristiche che emergono dal libro e che penso siano importanti da analizzare quando ci si appresta a tradurre un testo italiano di enogastronomia:
Passione – La passione è una carateristica degli italiani che ricorre frequentamente nel libro, sopratutto nel contesto della cucina. Gli italiani passano tanto tempo a cucinare, mangiare e, pure mentre mangiano, parlano della cucina. Questa è un’esperienza che ho avuto io stessa! L’Italia è sicuramente l’unico paese nel mondo dove è normale passare un’ora a discutere sulle particolarità del cappuccino perfetto o, nel caso che cita Fort, passare 40 minuti a discutere di patate.
Orgoglio – Insieme alla passione c’è l’orgoglio. Questo orgoglio si trasferisce nel modo in cui le persone nel libro descrivono i piatti. Nonostante la quasi totalità delle volte non siano molto precisi nel descrivere una ricetta, gli italiani incontrati da Fort (e da me) tendono a considerare il piatto oggetto del discorso come un qualcosa di unico, qualcosa che va trattato con il massimo di rispetto.
Inoltre, all’orgoglio si unisce un pizzico di mistero come ad esempio il q.b (quanto basta) per il sale e il pepe di una ricetta, o il classico “un po’ di aglio, un po’ di cipolla” che potrebbe essere un trucco per non rivelare mai tutti i segreti di una ricetta, che l’orgoglio appunto, vuole resti unica!
Territorio – Il forte legame tra la cucina ed il territorio, in Italia, è qualcosa che colpisce sempre chi viene da fuori. Ogni regione, città, paese e villaggio può avanzare le pretese su una marea di piatti. Ogni piccolo comune rappresenta un vasto mondo culinario da scoprire, con piatti impossibili da ritrovare ad appena 100Km di distanza. Questa molteplicità di aspetti, per chi viene dall’Inghilterra multiculturale con ristoranti e piatti provenienti da tutti gli angoli del mondo, rappresenta l’opportunità di vivere per un momento la situazione apposta ed altrettanto meravigliosa. Un piccolo stivale sulla carta geografica, attraversato in tavola, può richiedere molto più tempo di una vita intera!
Tradizione – Questo é un punto cruciale per l’esperienza gastronomica italiana perché partendo dal presupposto che la cucina è uno specchio della cultura e della storia di un luogo, ai giorni nostri è difficile percepire l’esperienza autentica in una nazione che ha fatto del turismo gastronomico la sua principale vocazione.
Nel libro c’è l’esempio della cicerchia – un’ingrediente che richiama un’epoca passata di povertà – un’ingrediente che ormai si mangia meno ed alcuni italiani neanche hanno mai mangiato…perchè? Perchè grazie ad un tenore di vita più alto rispetto al passato, gli italiani non sono più costretti a mangiare le cicerchie, e quindi piatti della tradizione di inizio novecento rimangono incastonati nei luoghi d’origine di questo legume (Umbria e Marche ad esempio). I viaggiatori, invece, si esalterebbero ad assaggiare questa “novità”, perchè essa rappresenta un nesso con la storia e la cultura italiana, anche se non rispecchia accuratamente le norme ed abitudini di oggi.
I viaggiatori cercano sempre qualcosa di più “romantico”, più legato alla tradizione.
Il modo in cui uno straniero vede ed apprezza l’Italia non è uguale al modo in cui un italiano la vive, o pensa di viverla. Ma alla fine della fiera, non sono le apparenze e le percezioni che valgono di più rispetto alla verità? Nel mondo della traduzione, soprattutto nei testi con uno scopo di promozione turistica, non è importante soltanto sapere e capire cosa vogliono comunicare gli italiani, ma pensare soprattutto a quello che vogliono percepire i potenziali turisti. Trovando un equilibro tra queste due prospettive si possono proporre delle esperienze uniche per i viaggiatori, conservare e mettere in risalto la cultura e la tradizione italiana.
Anche se gli italiani conoscono il loro paese meglio di nessun altro, quello che un italiano ritiene importante ed interessante per i turisti potrebbe non conciliare con quello che cerca un turista da un’esperienza in Italia. Per rendere funzionale un testo di promozione turistica, è fondamentale che questo comunichi con chi lo legge e risponda e i suoi desideri.

I turisti internazionali vogliono venire in Italia, ma…
Secondo l’Indagine sul turismo organizzato internazionale pubblicata a luglio nel 2013, l’Italia è la destinazione più richiesta dalla clientela anglofona ai Tour Operator Europei, Canadesi, Statunitensi, Australiani e del Regno Unito. Per chi lavora nell’ambito del turismo in Italia questa notizia è molto importante per ben 2 motivi:

Dir pane al pane e vino al vino
Oggi vorrei esplorare assieme a te come tradurre la parola ‘pane’.
Semplice, no? Pane. Bread. Pain. Pan. Brot.
Ma prima di chiudere il discorso, pensa per un attimo alla parola ‘pane’. Cosa ti viene in mente? Un filone? Il pane in cassetta? Pane bianco? Pane nero? Se sei umbro magari ti viene in mente l’immagine (altro…)
E tu, cosa prendi da mangiare?
Perché è così difficile tradurre un menù?
Se vuoi trovare un piatto veramente esotico, basta dare un’occhiata alle migliaia di menu tradotti (male) in inglese…troverai di tutto e di più: dai ‘pescatori fritti’ alle
‘uova rivoltanti’, dalle ‘dita dei piedi con marmellata’ all’ ‘amicizia fritta’, oppure ‘le pentole al burro con ormoni fritti’! Mmmmm….delizioso!
Spesso gli errori nei menu tradotti in Inglese fanno ridere i lettori, tuttavia sono meno esilaranti per chi lavora nella ristorazione, poiché con un menu scritto male si possono perdere in un attimo dei clienti preziosi!